Oggi su Domani mi occupo del più massiccio bombardamento che Kyiv ha subito dalla scorsa primavera. Decine di missili e droni hanno martellato la città, arrivando a colpire anche il centro storico, non troppo lontano dalla mia abitazione. Due persone sono morte nell’attacco e altre due sono rimaste ferite. Qualche storia su come si vive in una capitale bombardata da un anno e mezzo.
L’allarme
Il primo suono che precede un attacco aereo non è cambiato dalla Seconda guerra mondiale ad oggi: è il lamento in crescendo di una sirena meccanica. Kyiv, come quasi tutte le città e cittadine ucraine, ha un sistema pubblico di allarme installato in punti strategici della città. Ma tra palazzi che ostacolano il propagarsi del suono e i rumori di una città, non sempre è facile accorgersi di un’allerta in corso. Il modo con cui la maggioranza degli abitanti viene avvertita di un attacco aereo in corso è tramite il proprio telefono.
Milioni di ucraini hanno scaricato l’app Air Alert, della società privata Ajax, che riceve i dati sui potenziali attacchi dal ministero della Difesa e fa scattare l’allarme nella località dove l’utente è registrato. Il suono che produce è la stessa terrificante sirena che si sente nei film, ma accompagnata dalla voce baritonale dell’attore Mark Hamill, Luke Skywalker di Guerre stellari, che in inglese avverte di cercare rifugio e che l’eccessiva sicurezza in sé stessi è un pericolo e che, al momento del cessato allarme, saluta annunciando: “Che la forza sia con te”.
La regola dei due muri
Una volta suonato l’allarme, la prima cosa da fare dovrebbe essere correre in un rifugio antiaereo. A Kyiv ce ne sono centinaia e la lista include tutte le stazioni della metropolitana, che sono incredibilmente profonde e costruite per resistere a un attacco nucleare. Ma anche una cantina è spesso sufficiente. Nel giro di cinquecento metri da casa mia, ad esempio, ci sono almeno mezza dozzina di rifugi differenti, tra cui due situati all’interno di edifici scolastici, uno nel sotterraneo dell’Unione degli scrittori, un altro in un palazzo del comune e uno messo a disposizione da un privato.
Il problema è che in una città di quasi tre milioni di abitanti e più di 800 chilometri quadrati di superficie, non sempre tutti hanno un rifugio a portata di mano. Inoltre, come ha dimostrato uno scandalo scoppiato questa primavera, non tutti i rifugi segnalati sono immediatamente accessibili. Inoltre, il fatto che la maggior parte degli attacchi avviene di notte, quando le persone sono a letto, rende spesso complicato raggiungerli in tempo.
Per questo, la maggior parte delle persone cerca di proteggersi in modo casalingo, senza uscire dal proprio appartamento. La regola utilizzata è quella dei due muri: metti tra te e l’esterno dell’edificio un muro per assorbire l’impatto dell’esplosione e un secondo muro per proteggerti dalle schegge. Così, al suono dell’allarme, in molti si spostano in corridoio o in bagno. Chi possiede una vasca può utilizzarla per sdraiarsi, ottenendo così un altro livello di protezione e un luogo quasi comodo dove tentare di continuare a dormire.
Quanto tempo ho?
Il tempo che trascorre tra l’allarme e l’inizio dell’attacco può variare moltissimo. Il consiglio delle autorità è di mettersi al sicuro entro dieci minuti e non si tratta di eccesso di cautela. I missili che arrivano più in fretta sono quelli lanciati dalle navi russe che navigano sul Mar Nero o dagli aerei che li lanciano da poco oltre il confine con la Russia. Dal momento in cui i radar ucraini avvistano i lanci, passano meno di 15 minuti prima del loro arrivo in città.
I missili balistici Kinzhal, a volte erroneamente chiamati ipersonici (se vi interessa il tema, ne avevo scritto qui), sono ancora più veloci e a volte possono arrivare prima che le sirene abbiano il tempo di entrare in funzione. Solitamente i russi li usano con parsimonia e per colpire obiettivi specifici, come i sistemi di difesa aerea di produzione americana Patriot.
Negli ultimi tempi, una parte significativa dei missili lanciati contro Kyiv parte dai bombardieri pesanti russi che sorvolano il Mar Caspio, a 1.500 chilometri di distanza dalla capitale ucraina. Questi missili sono quelli che impiegano più tempo ad arrivare, fino ad un’ora. Le frequenze radio utilizzate dai bombardieri strategici vengono monitorate anche dai civili e quindi spesso si può sapere con largo anticipo se sarà una notte movimentata. Questi lanci a lunghissimo raggio in genere fanno scattare l’allarme su gran parte dell’Ucraina, poiché è difficile stimare quale sarà il loro obiettivo al momento del lancio.
La popolazione
Non è un caso se Mark Hamill/Luke Skywalker avverte di non trattare l’allarme con sufficienza. Dopo un anno e mezzo di guerra e centinaia di allarmi che non hanno prodotto conseguenze (perché alla fine i missili sono arrivati su un’altra regione, sono stati intercettati o sono caduti così lontano da non essere nemmeno notati), le persone spesso si limitano a ignorare le allerte.
La mia prima mattina a Kyiv, lo scorso maggio, gli allarmi sono suonati su una dozzina di telefoni mentre con alcuni coleghi facevamo colazione in una pasticceria. Tranne noi, nessun’altro si è mosso verso i rifugi, e noi stessi lo abbiamo fatto con un filo di imbarazzo, come se temessimo di sembrare eccessivamente prudenti (avevo raccontato l’episodio qui).
Ma non è sempre così. Gli attacchi più massicci, come quello di ieri notte, continuano a lasciare una forte impressione sulla popolazione, che viene sentita anche per i giorni successivi. Quando i russi si mettono di impegno, i cieli vengono illuminati dai proiettili traccianti dei cannoni antiaerei e tra i palazzi rimbombano gli scoppi dei missili antimissile. Spesso, chi si riaddormenta dopo aver sentito il primo allarme, si risveglia poco dopo al baccano infernale prodotto dalla difesa aerea di Kyiv e decide finalmente che è meglio passare la notte in bagno. Dopo uno di questi attacchi, di solito, la popolazione rimane vigile per qualche giorno prima che l’abitudine e la necessità di dormire senza interruzioni abbia di nuovo la meglio.
Le conseguenze
Da gennaio ad oggi, sei civili sono stati uccisi negli attacchi contro Kyiv, includendo le due guardie di sicurezza morte nel bombardamento di ieri. Per fare un raffronto puramente numerico, nello stesso periodo a Roma sono morte oltre cento persone in incidenti stradali.
Le ragioni che spiegano questa statistica sono varie. La prima, è che gli ucraini hanno concentrato una grande quantità di difese aeree per proteggere la città. Si tratta di una serie di anelli concentrici formata da missili a lungo raggio, missili a breve e corto raggio e cannoni antiaerei per colpire droni e i missili più lenti a brevissima distanza. Gli ucraini sostengono di abbattere in ogni attacco quasi il 90 per cento dei loro bersagli. Anche se questi numeri sono probabilmente esagerati, è chiaro dalla scarsità dei danni inflitti alla città che la difesa aerea in gran parte funziona.
Inoltre, non sembra che i russi colpiscano sempre a caso. I droni kamikaze, lenti è potenzialmente piuttosto imprecisi, vengono probabilmente programmati per arrivare sulla città e a quel punto succeda quel che succede. Ma i missili più costosi, veloci e precisi, vengono impiegati per dare la caccia alla difese antiaeree ucraine, che in genere rivelano la loro posizione quando colpiscono i droni o la prima ondata di missili in arrivo. Non sappiamo quali siano le perdite militari che i russi hanno inflitto con questa campagna, ma è chiaro che dalla scorsa primavera hanno ottenuto almeno qualche successo.