Quella in Ucraina è una guerra che ha la peculiarità di essere la più intensa e allo stesso la più accessibile da decenni a questa parte. Bastano un paio di giorni e un centinaio di euro per arrivare a Kyiv e con un passaporto relativamente potente non serve visto. Le infrastrutture del paese sono sviluppate e le grandi città, specialmente quelle occidentali, sono relativamente sicure. Il curato portale del governo ucraino, VisitUkraine.com, invita persino i turisti a visitare il paese, pur raccomandando il rispetto delle regole della legge marziale.
Per lavorare come giornalisti l’unico documento raccomandato è l’accredito con le forze armate, ma non è obbligatorio e ci sono freelance che hanno trascorsi anni in Ucraina senza nessun permesso speciale. Come regola generale, arrivare in Ucraina e iniziare a fare giornalismo è relativamente semplice, è quello che accade dopo che può variare.
Resta il punto di come arrivare in Ucraina, che è una storia a sé.
Dalla mattina del 24 febbraio lo spazio aereo ucraino è chiuso all’aviazione civile. Questo significa si può arrivare nel paese soltanto in tre modi: in bus, in treno o in macchina. Delle tre, quest’ultima è l’alternativa più complicata. Dall’Italia servono tra i tre e i quattro giorni di guida otto ore al giorno per arrivare a Kyiv.
Oltre all’enorme distanza, c’è anche il problema delle strade. Le arterie tra le città principali sono ben tenute, ma non appena ci si allontana dal tracciato si scopre cosa possono fare al manto stradale fango, gelo e le privatizzazioni degli anni Novanta. Automobili giapponesi e vecchie Lada russe con gomme squarciate e semiassi spezzati dalle buche sono una vista comune ai lati delle strade di campagna.
Lo stesso tragitto - meno le strade di campagna - lo si può fare partendo in bus da una qualsiasi delle grandi e a volte medie città europee. Decine di autolinee organizzano trasporti a prezzi accessibili (si parte da una ventina di euro) per chi è in grado di sopportare qualche notte di autobus e i controlli alla frontiera, che a volte richiedono ore. Il modo migliore per arrivare in Ucraina, e uno dei migliori per spostarsi una volta arrivati, è quello che rimane: il treno.
Come quasi tutti i paesi ex sovietici, l’Ucraina possiede una più che decente rete ferroviaria, con circa 19mila chilometri di binari che collegano tutte le grandi e medie città del paese con diversi convogli giornalieri (e una spiccata preferenza per i treni notturni). Tendenzialmente, i treni ucraini sono lenti e anche sulle cosiddette linee ad “alta velocità”, come la Kyiv-Kharkiv, viaggiano a un massino di 150 chilometri all’ora. Kyiv e Zaporizhzhia sono alla stessa distanza di Roma e Milano, ma il treno più veloce impiega quasi otto ore a collegarle.
Non saranno rapidi, ma i treni ucraini sono confortevoli, puliti e ben serviti. Sono anche molto utilizzati e per questo è una buona norma prenotare il biglietto con diversi giorni di anticipo, soprattutto in caso di treni notturni. Per fortuna le ferrovie ucraine hanno un’eccellente biglietteria online in inglese.
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Il problema di usare il treno per arrivare in Ucraina è che i treni diretti provenienti dall’estero sono pochi e i biglietti vanno prenotati con settimane, o mesi, di anticipo. Che io sappia, le uniche capitali europee connesse direttamente con Kyiv sono Varsavia, con un treno notturno, e Vienna, via Budapest, con un altro notturno. I biglietti per queste due tratte sono già esauriti fino a fine settembre.
Ci sono due ragioni che spiegano la scarsità di collegamenti. La prima è di carattere politico ed economico: per i primi decenni dopo l’indipenza l’Ucraina è rimasta un paese che gravitava verso la Russia. Lo scambio con i vicini dell’Europa dell’est era scarso e le ragioni per moltiplicare i collegamenti poche (ma le cose stanno cambiando e le ferrovie ucraine e polacche hanno appena firmato un accordo per creare una linea ad alta velocità tra le due capitali).
La seconda ragione è di natura tecnica. I binari in Ucraina sono diversi rispetto a quelli di tutti i suoi vicini occidentali. Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania utilizzano tutte lo scartamento 1.435 mm, lo standard utilizzato nel resto d’Europa e in gran parte del mondo. In Ucraina, come in tutta l’ex Unione sovietica, lo scartamento è di 1.520 mm.
Questa differenza risale ai tempi dell’Impero russo ed è stata mantenuta dall’Unione sovietica come un modo di proteggersi da un eventuale invasore, che avrebbe dovuto ricostruire le ferrovie appena conquistate se avesse voluto avanzare ulteriormente. La mappa delle ferrovie a scartamento allargato si sovrappone perfettamente a quella dei paesi la cui entrata nella Nato, o la possibilità che lo facessero, ha causato particolari turbamenti al regime di Putin.
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Questa differenza significa che per entrare in Ucraina un treno deve cambiare motrice e i carelli che sorreggono le carrozze, un’operazione che richiede fino a due ore e che si svolge mentre i passeggeri sono ancora a bordo (la prima volta che sono andato in Ucraina qualcuno nel nostro gruppo ha giurato di aver sentito la carrozza venire sollevata nel cuore della notte).
Per questa ragione, la maggior parte dei treni diretti in Ucraina partono da piccole cittadine giusto al di là del confine, dove arrivano binari con lo scartamento adeguato che permette di evitare le complicate operazioni di cambio dei carrelli. Dalla Polonia, quindi, si parte soprattutto da Chelm e Przemyśl, dalla Slovacchia da Košice, dall’Ungheria da Záhony e dalla Romania da Iasi (quest’ultima è una delle linee ferroviarie consigliate per il 2023 dalla Lonely Planet). Con l’eccezione di Iasi, nessuna di queste cittadine ha vicino un aeroporto internazionale.
Insomma, il tipico viaggio verso l’Ucraina prevede arrivo in aereo, in genere a Varsavia o Cracovia, un viaggio di qualche ora fino al confine e infine un’ultima tratta su un treno notturno che in una decine di ore porta finalmente a Kyiv.
Ma nulla di tutto questo mi attende nelle prossime ore. A causa del clamoroso ritardo con cui ho deciso la data finale di partenza, tutti i convogli erano già pieni e così mi sono dovuto accontentare del bus. Partirò questa sera da Bergamo per arrivare a Cracovia, da dove in piena notte partirà il bus che dovrebbe farmi arrivare a Kyiv alle 20 di domani. L’ultima volta che ho passato il confine polacco in autobus abbiamo impiegato circa otto ore a superare i controlli. Speriamo che questa volta le cose siano un po’ più spedite.
Nell’ultima newsletter avevo promesso che avrei parlato un po’ dei miei ultimi articoli per Domani e ci sarebbero davvero un paio di cose da dire con i primi segnali di un complicarsi del quadro politico ucraino, fino ad ora rimasto monolitico dietro al suo presidente. Ma, alas, non ho avuto modo di preparla. Torneremo sull’argomento in uno dei prossimi numeri, quando vi scriverò da Kyiv.