
In Ucraina è tornata la politica. Significa che parlamento e governo iniziano a discutere anche faccende che non hanno a che fare con la guerra. Come la possibilità di cancellare la legge che vieta la pornografia e che rende illegale anche scambiarsi foto di nudo tra partner. Ritorno della politica significa anche che le opposizioni hanno dissotterrato l’ascia di guerra e ora organizzano imboscate alla maggioranza a suon di emendamenti e ostruzionismo. Nel frattempo, il governo approfitta del conflitto per cercare di fare passare i punti più controversi del suo programma. La polemica estiva sulle elezioni sotto legge marziale è stata solo il momento più visibile di un processo in corso da tempo. Ne ho parlato sul Post, la mia vecchia casa dove sono tornato a pubblicare per la prima, e speriamo non ultima, volta.
Ma questo è un ritorno della politica o della pre-politica? Con il mio amico e collega Filippo siamo a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina e tradizionale bastione di ribelli, radicali e sindacalisti. Ieri abbiamo intervistato Serhii Zhadan, forse lo scrittore ucraino più famoso nel paese e all’estero. Originario di Luhansk, Zhadan è un ex punk anarchico che oggi dice che in Ucraina non c’è più spazio per «destra o sinistra », ma solo per il patriottismo. Con la guerra, ci ha raccontato, gli ucraini hanno finalmente ritrovato le loro radici e la loro identità e non sono mai stati così uniti come oggi.
Guerra batte rivoluzione. Ma per alcuni le due cose non si escludono. Ruslan, che si è specializzato in sostenibilità delle imprese ad alta tecnologia subito prima dell’invasione su larga scala, dice che sarebbe un’occasione sprecata in modo criminale se dopo il conflitto gli ucraini non cominciassero a fare le cose diversamente. Quello che ha in mente è principalmente un cambiamento nel suo campo: energia, sostenibilità, inquinamento. Che la guerra possa servire a creare anche un’Ucraina più giusta e più equa non sembra essere una priorità di molti per ora, ma chissà.
Prima di partire per Kharkiv abbiamo incontrato Vladyslav Starodubtsev, un giovane attivista socialdemocratico che su Twitter ha ottenuto una certa notorietà criticando sia le idiosincrasie anti-ucraine di una parte della sinistra internazionale, sia le sbandate reazionarie del governo di Kyiv. Vladyslav pensa che la guerra possa davvero diventare un motore di trasformazione del paese. Oggi, la maggior parte degli ucraini è aperta ad idee di progresso e di equità, dice. Intanto, però, se non contiamo i sindacati, le principali organizzazioni della sinistra ucraina hanno iscritti che si contano in decine o al massimo centinaia.
La scorsa settimana parlavo di come per la sinistra sia importante inserire la guerra in Ucraina in una prospettiva internazionale. Come ha detto in un incontro qui a Kharkiv la fotografa di guerra Vlada Liberov, questa «non è l’unica tragedia in corso nel mondo». All’Assemblea generale dell’Onu la scorsa settimana, è stata proprio questa la risposta indiretta che i leader del cosiddetto “sud del mondo” hanno dato al discorso con cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva inaugurato l’assemblea. Come ho scritto su Domani, la visita alle Nazioni unite si è risolta in una mezza debacle che ha anche contribuito ad aprire una crisi diplomatica con la Polonia.
A proposito di prospettive globali: la scorsa settimana ha visto riesplodere la crisi in Nagorno-Karabakh, la regione separatista dell’Azerbaijan dove vivono circa 120 mila armeni etnici. Di fronte a un nuovo attacco delle truppe azere i separatisti hanno deposto le armi e accettato di sciogliere, dopo trent’anni, le loro milizie. Sul futuro degli armeni che abitano la regione ora incombe l’ombra della pulizia etnica. Ho preparato una lista Twitter di esperti e giornalisti per chi fosse interessato a seguire la vicenda.