Se è la prima volta che vedi questa newsletter qui puoi trovare qualche informazione su chi sono e su che cos’è questo progetto. Nell’ultima puntata ho raccontato perché con le ultime mosse degli alleati dell’Ucraina non ci siamo avvicinati alla Terza guerra mondiale. Se ti piace quello che leggi, condividilo con qualcuno a cui pensi possa interessare. E se vuoi sostenermi, puoi iscriverti alla newsletter o seguirmi su X.
Prendiamola sul serio questa campagna elettorale europea fatta di rifugi anti aerei e annunci di imminenti guerre mondiali. Diamo per scontato che la “generazione Erasmus” sarà costretta a marciare su Mosca entro cinque anni.
Se le cose stessero così, se i leader europei e i loro corifei dell’opinionismo centrista credessero veramente a queste fosche previsioni, allora dovremmo vedere eserciti radunarsi a questi tamburi di guerra. Il corpaccione burocratico dell’Unione, invece non mostra un cambio di passo.
Le spese militari aumentano, ma ogni stato per conto proprio e con i suoi obiettivi, che sono in genere favorire le sue industrie militari nazionali e compiere azioni di polizia contro terroristi e migranti, operazioni che non somigliano affatto alla Terza guerra mondiale.
Ma forse queste sono esagerazioni retoriche. Forse «marciare su Mosca» non è altro che un modo per dire che «Kyiv è la nostra Normandia». Come un venditore di tappeti che chiede cento per ottenere cinquanta, forse politici e opinionisti parlano di guerra mondiale soltanto per convincere l’opinione pubblica che servono altri sacrifici per aiutare l’Ucraina.
Ma fosse questo il caso, dov’è questo impegno? In quello che è considerato uno slancio senza precedenti, il più battagliero dei leader europei ha promesso cinque vecchi jet da combattimento e l’invio di addestratori per formare una brigata da 4.500 soldati - Kyiv sotto le armi di soldati ne ha probabilmente più di un milione.
Lo iato tra la retorica militare e atti concreti di Europa e Stati Uniti non è mai stato così grande. E non si tratta di un fatto privo di conseguenze. A volte il cliente spaventato dal prezzo troppo alto, buttato lì solo per contrattare, rinuncia all’acquisto. E se i sondaggi hanno ragione, a queste elezioni gli europei reagiranno esattamente in questo modo.
Intanto, gli ucraini vivono in uno stato di perpetua dissociazione mentale. Da un lato sentono il tintinnare delle sciabole alleate e le garanzie di sostegno totale e aiuto perpetuo. Dall’altro ricevono un sostegno materiale che è appena sufficiente a difendere ciò che controllano, mentre al fronte un’intera generazione si dissangua lentamente.
Penso non sia sufficientemente chiaro nel dibattito pubblico che senza un’escalation qualitativa e quantitativa degli aiuti alleati, la guerra in Ucraina andrà avanti ancora a lungo e avrà un corso meno che positivo per Kyiv. Non conosco il futuro e non posso escludere che un giorno questo aiuto arriverà. Per ora, però, non se ne vedono le tracce.
Il titolo di questa newsletter è, ovviamente, una battuta. Non penso che Biden, Macron e Von Der Leyen ignorino questi fatti, che non sappiano che per “battere” davvero la Russia, oggi in Ucraina o domani in Estonia, servano atti e spese concrete.
Penso piuttosto che siano attori razionali che mettono sul piatto delle loro decisioni considerazioni politiche, analisi militari, opportunità geopolitiche e, spesso, l’interesse personale ad essere rieletti.
Bene per loro, ma l’alchimia di questi fattori, vista da qui, produce un risultato tragico. L’aiuto alleato è sufficiente a tenere gli ucraini in guerra, ma non a produrre una svolta sui campi di battaglia.
A volte mi domando come reagirebbero gli ucraini se, in un impeto di brutale onestà, gli alleati dicessero loro: «Per via delle nostre costrizioni politiche interne, l’aiuto che vi diamo oggi è tutto ciò che riceverete: non potremo fare più di così. È tempo di negoziare prima che le vostre condizioni peggiorino ancora».
Moltissimi si sentirebbero traditi, certo, ma più di coloro che già oggi provano questa sensazione? Altri, forse, si sentirebbero sollevati. Spezzata l’illusione di un futuro e decisivo intervento alleato nella guerra, decidere come proseguire questo orribile conflitto diventerebbe davvero una loro scelta.
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