Se è la prima volta che vedi questa newsletter qui puoi trovare qualche informazione su chi sono e su che cos’è questo progetto. Nell’ultima puntata ho parlato della difficoltà di distinguere (e distinguersi) tra giornalisti, opinionisti e attivisti. Se ti piace quello che leggi, condividilo con qualcuno a cui pensi possa interessare. E se vuoi sostenermi, puoi iscriverti alla newsletter o seguirmi su X.
Pochi giorni fa, ho parlato con un ufficiale ucraino che da settembre si trova sul fronte del Donbass. «L’altro giorno ci hanno chiesto di assaltare una posizione russa - mi ha raccontato al telefono - Ci siamo rifiutati. Otto mesi al fronte senza rimpiazzi, Gesù Cristo. Non siamo in grado di attaccare».
Mentre la situazione al fronte si fa sempre più difficile per gli ucraini, le forze armate di Kyiv sono a corto di soldati. Unità ridotte a meno di metà dell’organico ufficiale sono la normalità, mancano i rimpiazzi e i periodi di rotazione vengono allungati di mesi. La mancanza di truppe è una questione di cui la leadership ucraina discute da mesi e secondo gli analisti è divenuto ormai il problema principale delle forze armate, più grave persino della mancanza di munizioni.
Due importanti leggi che potrebbero avere un impatto su questa situazione sono state approvate nelle ultime settimane. Nel primo episodio di questa nuova rubrica, Spiegone ucraino, provo ad affrontare la questione dall’inizio. Preparatevi, perché sarà un lungo viaggio.
Una questione di lessico
Prima di iniziare è necessario un chiarimento terminologico. Sulla stampa italiana e internazionale (meno su quella ucraina) c’è una grande, e comprensibile, confusione tra termini come mobilitazione, riservisti, coscritti, soldati di leva. A volte vengono usati come sinonimi, ma in altre circostanze hanno significati diversi.
Facciamo un po’ di chiarezza. I coscritti sono, letteralmente, coloro che vengono obbligati a servire nelle forze armate di un paese e sono quindi tecnicamente l’opposto dei volontari, che in Ucraina e Russia vengono spesso chiamati “soldati a contratto”. Esistono essenzialmente due tipi di coscritti.
I militari di leva sono giovani, di solito fino a 25 anni, che vengono chiamati in servizio per la leva obbligatoria in quegli stati che la prevedono e che nell’Ucraina di oggi sono sostanzialmente irrilevanti su entrambi i fronti.
Il governo di Kyiv ha interrotto la leva militare nelle prime settimane dopo l’invasione e le circa 30 mila reclute che si trovavano sotto le armi al momento della dichiarazione di guerra sono rimaste in servizio (alcune per quasi tre anni), ma senza essere impegnati al fronte, fino che, a febbraio, Zelensky ha firmato un decreto che ha autorizzato la loro dismissione dall’esercito. Il Cremlino ha mantenuto in vigore leva, Putin ha da poco firmato il decreto per la chiamata primaverile, ma come l’Ucraina anche la Russia non impegna le sue reclute direttamente nel conflitto.
Il secondo tipo di coscritti è molto più importante ed è essenzialmente di loro che si parla. Si tratta dei mobilitati o riservisti, in genere civili che hanno terminato il loro servizio militare e che vengono richiamati nelle forze armate durante un’emergenza. La mattina del 24 febbraio 2022, Volodymyr Zelensky ha firmato l’ordine di mobilitazione generale con cui autorizzava il ministero della Difesa a richiamare i maschi abili al servizio dai 27 ai 60 anni (Putin ha fatto lo stesso in autunno). Da quel momento, insieme ai volontari, i mobilitati costituiscono il grosso delle forze armate ucraine e di quelle russe.
La mobilitazione
Per ovvie ragioni, il governo ucraino diffonde un numero molto limitato di cifre sullo stato delle sue forze armate. Sappiamo che prima dell’invasione l’Ucraina aveva circa 300 mila soldati in servizio attivo e che oggi probabilmente il totale è salito a 1-1,3 milioni, mentre le perdite subite in oltre due anni di guerra sono stimate in circa 70 mila morti e il doppio dei feriti. Questo significa che in due anni di conflitto sono stati mobilitati o si sono arruolati volontari almeno un milione di ucraini - la prima categoria certamente molto superiore alla seconda.
Sui volontari, le uniche informazioni che abbiamo sono che oltre 120mila persone si sono arruolate nella Difesa territoriale, un’unità di supporto alle forze armate vere e proprie che ha avuto un ruolo importante nelle prime settimane di conflitto. I membri della Difesa territoriale, a meno che non firmino un contratto diventando “soldati a contratto”, non hanno obblighi particolari, continuano ad essere considerati civili e possono essere soggetti a mobilitazione.
Concretamente, la mobilitazione avviene attraverso i Centri territoriali di reclutamento, o TCC (traslitterazione, per me inspiegabile, dell’acronimo ucraino ТЦК, che si legge tè-tse-ka). Ogni maschio ucraino tra i 18-60 anni è tenuto a registrarsi presso il suo locale TCC, il quale provvede a richiamare le persone sotto la sua responsabilità per aggiornare le informazioni sul loro stato, per una visita medico-militare o per essere mobilitati. Queste comunicazioni devono essere consegnate di persona (ma a volte avvengono per telefono, procedura ritenuta illegale da alcuni avvocati).
Gli ufficiali dei TCC hanno sviluppato una fama sinistra per la loro abitudine di sorprendere le persone alle fermate del bus, all’uscita dal lavoro o in altri contesti inaspettati. Sono stati spesso accusati di violenza, intimidazione e corruzione. Filmati di scontri tra civili e reclutatori, inseguimenti e imboscate sono frequenti sui social ucraini. In seguito a numerose accuse di corruzione, la scorsa estate Zelensky ha licenziato tutti i capo dipartimento dei TCC. Secondo il giornalista Simon Shuster, dopo l’azzeramento la mobilitazione si era quasi arrestata.
Non ci sono dati ufficiali su chi viene reclutato e i luoghi dove avviene la mobilitazione, ma numerosi elementi indicano la presenza di una significativa discriminante economica e geografica. Gli uffici di reclutamento sembrano operare soprattutto nelle aree rurali del centro e dell’ovest dell’Ucraina dove diversi giornali locali e internazionali hanno riferito di interi villaggi spopolati di maschi in età militare.
A essere mobilitati sarebbero inoltre soprattutto i più poveri. Vivere in una grande città, possedere un’istruzione superiore e un lavoro ben remunerato sono in genere garanzie sufficienti a non essere mobilitati. Le grandi società, ad esempio, possono chiedere l’esenzione della mobilitazione per i loro dipendenti. Il governo e la maggioranza avevano proposto di formalizzare ulteriormente questo sistema, introducendo una norma che consentisse l’esenzione automatica in caso di redditi sopra una certa soglia. Per il momento la proposta è stata respinta dal parlamento.
Oggi la mobilitazione procede procede in maniera costante, sulla base delle necessità militari e politiche decise da governo e forze armate. Significa che gli uffici di reclutamento operano quotidianamente senza bisogno di nuove leggi che indichino specifiche quote di soldati da reclutare. Il problema, infatti, non sono le cifre-obiettivo scritte nei commi, ma le persone da reclutare.
I disertori
Circa metà degli ucraini dice di non essere pronto ad andare a combattere e molti di loro fanno di tutto per evitarlo (e per il Post ho raccontato brevemente la storia di uno di loro). Per sfuggire alla mobilitazione si può cambiare residenza, evitare di registrarsi presso gli uffici di reclutamento, ignorare le convocazioni, corrompere i funzionari o lasciare il paese. Decine, probabilmente centinaia di migliaia di ucraini hanno fatto questa scelta, ma non sappiamo esattamente quanti.
Nell’Unione Europea ci sono almeno 650 mila rifugiati ucraini maschi tra i 18 e i 60 anni, l’età in cui è proibito lasciare il paese. È probabile che non tutti siano usciti illegalmente e che molti di loro appartengano a una delle numerose categorie che consentono l’esenzione della mobilitazione (genitori di tre o più figli, inabilità fisiche, eccetera).
Secondo i dati raccolti da BBC nei paesi confinanti con l’Ucraina, circa 20mila maschi ucraini in età militare hanno attraversato il confine illegalmente, mentre Kyiv afferma di aver arrestato 21mila persone che cercavano di lasciare il paese. Il fiume Tibisco, al confine con la Romania, è divenuto tristemente famoso per i ritrovamenti sulle sue sponde dei corpi di chi cercava di fuggire.
Secondo gli uffici di reclutamento delle regioni di Ivano-Frankivsk e Poltava, 30 e 40 mila mobilitati non si sono presentati al richiamo. Estrapolando questo dato - come vedremo meglio tra poco - significa una percentuale di diserzione pari al 10-20 per cento di tutti i richiamabili, ma non sappiamo a che percentuale di convocazioni questa cifra corrisponda (con ogni probabilità molto più alta).
Evitare la mobilitazione in Ucraina è un reato punito con una serie di multe (che vanno da alcune decine di euro per chi non si registra e arrivano fino a 500 per la diserzione) e con una pena fino a 5 anni di prigione nei casi più gravi. Ma polizia e magistratura sono ormai al collasso sotto l’enorme carico di lavoro, le carenze di organico e di risorse. A gennaio, il ministero dell’Interno ha detto di aver aperto appena 9 mila indagini per diserzione, 2.600 delle quali sono arrivate in tribunale. Per questa ragione, l’esercito chiede da tempo che punizioni più severe vengano assegnate ai renitenti per via amministrativa.
Il problema
Tutti gli elementi elencati fino a qui hanno contribuito a costituire le forze armate che da due anni difendono il paese. Un esercito composto da circa un milione di soldati, in grandissima parte civili mobilitati e volontari, con un’età media probabilmente superiore ai 40 anni, provenienti in buona parte dalle aree rurali ed economicamente svantaggiate, ma con un nocciolo duro di volontari dei primi mesi di guerra provenienti dalla classe media urbanizzata.
Questo esercito è stato in grado di resistere all’invasione russa e di lanciare i vittoriosi contrattacchi dell’estate e dell’autunno 2022. Ma di fronte alle perdite subite, al logoramento delle truppe impegnate troppo a lungo al fronte e al successo da parte della Russia nell’attirare personale volontario con alti compensi economici, l’Ucraina ha il bisogno crescente di allargare ancora di più questo esercito se anche solo continuare a difendere il territorio che controlla.
Il precedente comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, aveva messo una cifra su questa necessità: mezzo milione di nuovi soldati. Un numero annunciato lo scorso autunno, quando la situazione al fronte era molto meno grave di oggi. Alcuni analisti avevano messo in dubbio la capacità delle forze armate ucraine di addestrare un simile numero di truppe, almeno tutte in una volta, ma le forze armate ucraine hanno risposto con la consueta spavalderia.
Sulla carta, non sono cifre impossibili da raggiungere. Anche se le scene di interi villaggi spopolati dai maschi in età militare non sono soltanto invenzioni della propaganda russa, si tratta di casi estremi. L’Ucraina ha ancora possibilità di impegnare maggiori risorse umane (ed economiche) nel conflitto, se i suoi leader e la sua popolazione lo vorranno.
Secondo il progetto di data journalism ucraino Texty.org.ua, in Ucraina ci sono ancora 5 milioni di potenziali soldati, compresi 273 mila maschi tra i 25 e i 26 anni. Gli analisti sono arrivati a questa cifra tramite un calcolo complicato che cerca di tenere conto di tutte le variabili. Probabilmente non è una cifra troppo distante da quella reale. Giusto per fornire un paragone storico (puramente indicativo) con una popolazione di 44 milioni di abitanti, più o meno identica a quella dell’Ucraina prima del 24 febbraio, l’Italia mobilitò nel corso della Seconda guerra mondiale tra i 3 e 4 milioni di soldati, cioè tre-quattro volte i soldati ucraini attualmente sotto le armi.
Ma considerato tutto quello che abbiamo detto fino ad ora, aumentare di un terzo le dimensioni delle forze armate non è un compito facile. Non è sufficiente approvare una legge in cui si dichiara di voler arruolare un certo numero di soldati. Nonostante gli episodi controversi che hanno coinvolto i centri di reclutamento, l’Ucraina non ha le risorse né l’apparato repressivo necessario a reclutare forzosamente centinaia di migliaia di persone in poche settimane o mesi.
Serve, invece, uno sforzo collettivo delle istituzioni che comprenda azioni concrete, come leggi per allargare la base della mobilitazione e più difficile evaderla e che allo stesso tempo rendano più attraente il servizio militare, migliorando salario e condizioni; ma anche azioni più immateriali, come un forte e coordinato impulso politico, unito a una concreta visione dell’obiettivo in nome del quale viene chiesto agli ucraini di sacrificarsi. Arriviamo così, finalmente, alle leggi degli ultimi giorni.
Cosa è cambiato
La leadership ucraina conosce bene tutte queste considerazioni e l’incrocio del desiderabile con il possibile e con il politicamente accettabile ha prodotto le due nuove leggi sulla mobilitazione di cui si è parlato nelle ultime settimane.
La prima è quella che ha abbassato l’età in cui è possibile essere mobilitati da 27 a 25 anni. Approvata dal parlamento ucraino dieci mesi fa è stata firmata da Zelensky soltanto all’inizio di aprile. La legge include anche una riforma delle esenzioni per ragioni mediche: viene abolita la categoria dei “parzialmente abili” al servizio, soldati feriti o riformati per ragioni di salute a cui potevano essere assegnate solo mansioni di seconda linea. I parzialmente abili dovranno essere tutti riesaminati e assegnati alle categorie abili o inabili.
Alla firma di questa legge, che entrerà in vigore in 60 giorni, è seguita la scorsa settimana l’approvazione da parte del parlamento di una seconda e più massiccia riforma della mobilitazione, un progetto di legge avviato lo scorso dicembre - in parte per provvedere alla mancata firma di Zelensky sul precedente provvedimento - e che avrebbe dovuto includere una completa revisione del rapporto tra cittadini ucraini e forze armate.
Il suo percorso è stato travagliato, con due diverse stesure da parte del governo, la presentazione di oltre 4mila emendamenti e il sostanziale disinteresse di Zelensky che, accusa l’opposizione, ha lasciato la patata bollente di una legge impopolare a governo, forze armate e parlamento (ad oggi, Zelensky non ha ancora firmato la legge).
In teoria questa seconda norma avrebbe dovuto includere tutto: sia la carota del miglioramento delle condizioni di servizio che il bastone delle pene più rapide e severe. Alla fine ha incluso poco dell’una e dell’altro. Questi i provvedimenti più importanti:
Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, tutti i maschi ucraini dovranno aggiornare il loro profilo presso gli uffici di reclutamento, di persona o tramite un portale online che sarà messo online questa estate.
Chi non sarà registrato non potrà godere dei servizi consolari, come il rilascio del passaporto. Per chi si trova all’estero significherà avere una vita molto complicata, anche per chi gode dello status di rifugiato.
Su richiesta degli uffici di reclutamento, i tribunali potranno sospendere la patente di chi non risponde alle convocazioni per via amministrativa (più rapida della condanna in tribunale penale), ma con alcune importanti eccezioni, ad esempio se l’utilizzo dell’automobile è necessario al proprio sostentamento.
I maschi ucraini dovranno sempre portare con sé i loro documenti militari che certificano la registrazione all’ufficio militare per tutta la durata della legge marziale.
Tutti i disabili delle categorie II e III, che comprendono sordi, afoni, paralitici e molte altre invalidità, dovranno sottoporsi a nuovi esami delle commissioni mediche militari.
È stata invece eliminata dalla bozza la disposizione più importante e attesa: il congedo automatico dopo 36 mesi di servizio, una misura fortemente richiesta dai soldati impegnati da due anni in prima linea e che aveva portato alle manifestazioni in piazza dei loro familiari. La norma è stata eliminata su richiesta diretta del comandante in capo delle forze armate, Oleksandr Syrsky, che ha fatto sapere al parlamento che l’Ucraina avrebbe rischiato di perdere immediatamente circa 70 mila dei suoi soldati più esperti.
Per quanto riguarda le misure che dovrebbero rendere più attrattivo il servizio:
Viene introdotto un premio in denaro e in giorni in licenza per gli equipaggiamenti nemici distrutti, ma i dettagli saranno determinati da una futura legge.
I prigionieri di guerra liberati avranno diritto a 90 giorni di licenza pagata e alla demobilitazione immediata.
Questo quanto fatto, mentre resta molto altro da fare. In parlamento o sul tavolo del consiglio dei ministri restano ancora un certo numero di altre misure che riguardano la mobilitazione e che devono ancora essere finalizzate:
Una norma sulla rotazione delle truppe che si trovano al fronte e sul termine del servizio militare (simile all’emendamento respinto nella legge approvata pochi giorni fa).
Un bonus di circa 1.600 euro al mese per i soldati impegnati in prima linea, che si aggiunge allo stipendio base di 600 euro e all’indennità di prima linea che attualmente ammonta a circa 2.400 euro.
L’aumento fino a dieci volte delle multe per chi non si registra agli uffici di reclutamento e per chi evita la mobilitazione.
Conclusione
Queste riforme avranno senza dubbio un impatto significativo sulla vita di migliaia di ucraini. Ma nel grande schema delle cose non sembrano destinate a causare una rivoluzione. Come indica la lettera di Syrsky sulla necessità di mantenere in servizio i veterani, in questo momento la leadership ucraina sembra puntare più a preservare il precario stato attuale delle forze armate che a generare una nuova ondata di reclutamento con le impopolari conseguenze che potrebbe avere.
Diversi leader dell’opposizione e militari ucraini hanno scritto che queste leggi sono state approvate più per convincere gli alleati delle intenzioni di Kyiv a proseguire il conflitto, e quindi giustificare l’invio di nuove armi, che per persuadere gli ucraini a un ulteriore impegno nella difesa del loro paese.
Quali che siano le ragioni, tutto lascia supporre che i risultati delle attuali leggi saranno modesti in assenza di uno sforzo coordinato delle autorità ucraine verso una campagna di mobilitazione che non potrà non includere anche un ruolo centrale della presidenza. Constatare che questo sforzo fino ad ora è mancato lascia aperte molte domande sulle intenzioni dei leader di Kyiv, sui sentimenti della popolazione ucraina e sugli scenari futuri. Ma le risposte, per quello che sono in grado di desumere e riassumere, dovranno attendere le prossime newsletter.
Grazie per aver letto fin qui, è stata una lunga cavalcata. Ho tentato un nuovo esperimento che vorrei alternare alle normali newsletter. Farlo richiede molto lavoro aggiuntivo e, se hai apprezzato questo sforzo, puoi mettere un piace, lasciare un commento o, se non lo sei già, considera la possibilità di iscriverti inserendo la tua mail qui sotto. Non costa nulla e il tuo supporto mi aiuta molto. Grazie!
Grazie per questo spiegone!
Bellissimo articolo Davide, grazie.